Il Pastore di
Erma (il
cui testo è
leggibile
per intero qui)
è
un testo paleocristiano
di genere apocalittico,
occasionalmente considerato
canonico da alcuni dei primi
padri apostolici. Esso nacque
intorno al 140, probabilmente
a Roma, per rispondere
al problema della remissione
dei peccati post-battesimali,
e fino all'Ottocento era
noto solo in traduzione
latina. Come si è
detto, il Codex
Sinaiticus riporta
una parte del
Pastore in
greco: ora, il
fatto è
che una ed una
sola persona
aveva affermato
di averne visto
il testo greco
prima della
scoperta del
Sinaiticus:
e questa persona
è proprio
Simonidis. L'originale greco
del Pastore venne
infatti ritrovato per la prima
volta sul Monte Athos in
un manoscritto
del XIV secolo; non
è dato
purtroppo sapere
quando avvenne
esattamente
la scoperta.
Si sa però
per certo che
Simonidis
sottrasse quattro dei fogli
e copiò il resto.
Poi vendette alla Biblioteca
dell'Università di
Lipsia una versione greca
che aveva composto lui stesso.
I fogli palinsesti del Pastore ‘creati’ da
Simonidis, come fa notare
Luciano Canfora nella
prefazione a Il papiro di Artemidoro
(Laterza 2008), presentano una scrittura abilmente modellata su documenti scoperti e
valorizzati proprio in quegli anni: le pergamene contenenti un brano
del Fetonte di Euripide (Paris. Gr. 107B) e i grandi rotoli di Iperide. Il
falso Pastore fu
pubblicato nel 1856 da Rudolf
Anger, con prefazione ed
indice di Dindorf. Ben
presto, però, la
frode fu scoperta: i quattro
fogli e la copia di Simonidis
vennero acquisiti dalla
Biblioteca, e i manoscritti
autentici furono pubblicati
da Anger nel "Leipziger Repertorium der deutschen und auslaendischen
Literatur", III (1856), 138 (Codex Lipsiensis). In seguito i sei fogli
rimasti sul Monte Athos
furono raccolti da J. Armitage
Robinson.
Frammenti
del Pastore
di Erma (papiro
di Ossirinco
4706)
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